martedì 21 agosto 2012

La scatola di cioccolatini di Silvia...(e di altre crudeltà) - Vera Q.

La Scatola di cioccolatini di Silvia... (e di altre crudeltà) è un libro articolato in quattro romanzi brevi uniti dallo stesso filo conduttore e dalla medesima matrice: il degrado morale.
Le storie presentate sono comuni e davvero vicine a quella quotidianità che mastichiamo tutti ogni santo giorno.
Gli "eroi" descritti, però, sono colorati di nero e senza redenzione alcuna, tuttavia sono così umani da risultare persino simpatici forse perché noi stessi, nella loro situazione, ci ritroveremmo ad accarezzare le stesse idee folli.
Non c’è alcun riscatto in questi scritti, ma solo la coscienza, tra il serio, l’ironico, il cinico ed il faceto che sono gli agnelli a trasformarsi nei peggiori lupi e non viceversa. 

 Tutto di questo libro è accattivante. A partire dalla meravigliosa copertina, passando per i racconti ed i loro protagonisti, finendo sbalorditi, divertiti e schiaffeggiati da un po' di sano cinismo che fa tanto bene. Come per tutti i libri che mi sono piaciuti non anticipo nulla, questi quattro romanzi brevi sono semplicemente da gustare, uno dopo l'altro.

Quello che mi chiedo è: come è possibile che una Vera Q. debba autopubblicarsi quando ci sono case editrici che pubblicano aborti? Possessori del Kindle unitevi, procuratevi questo libro. Non ve ne pentirete affatto!

Un segreto non è per sempre - A. Gazzola

"Non esistono libri belli o libri brutti, ma un pubblico per ogni libro e un libro per ogni pubblico"

Scusate, ma a me questa affermazione sembra un paraculo di dimensioni abnormi. Esistono libri brutti. Punto. Il secondo della serie di Alice Allevi, per esempio.

Se citare marche a profusione ed utilizzare un linguaggio scialbo (ad esclusione della terminologia tecnica medica) possono essere giustificate nel romanzo d'esordio, qui mi dispiace ma iniziano a stufare. Il personaggio è una macchietta troppo macchietta, la minestra è sempre la solita, la parte gialla/thriller/autoptica è inesistente, le paturnie amorose sono da romanzetto rosa di quarto livello, i termini di paragone utilizzati sono degni dei telefilm da scuole medie ("è stata una cosa terribile: come accorgersi di non avere il rossetto in borsa", "una situazione pesante come la parmigiana di melanzane a mezzanotte").

Non ci siamo, non ci siamo proprio.

E poi vogliamo parlare del cliffhanger finale? Eh? Eh? Vogliamo parlarne?!

Ma per favooooooooooore, ma facciamola finita!! Ci stai dicendo che troveremo la simpaticissima, maturissima, perfettissima, intelligentissima, kayscarpettissima, bridgetjonissima Elis in un nuovo romanzo?? Non vedo l'ora, non so come farò a riempire l'attesa. Rileggerò ad libitum questi due capolavori, così all'uscita del prossimo avrò l'elettroencefalogramma talmente piatto che il nuovo romanzo potrebbe persino rischiare di piacermi.

Sei biblioteche - Z. Zivkovic

Di nuovo un libro che parla di libri; nella fattiscpecie, un romanzo a mosaico che esplora in sei storie il tema della biblioteca. Tradotto: una sòla che lascia il vuoto pneumatico.

Racconto uno: un mentecatto convinto che a casa sua il numero dei gradini a scendere sia differente da quello a salire, trova nella buca delle lettere un tomo intitolato Letteratura Mondiale. E - udite udite - ogni volta che chiude e riapre la cassetta, trova un nuovo tomo. Uguale al precedente. E finisce per riempire completamente la casa di questo libro. Un genio, davvero un genio.

Racconto due: un mentecatto (non lo stesso di cui sopra, un altro) apre una strana mail e si ritrova a navigare su un sito che pare una Bibilioteca Virtuale ma in realtà è una porta sul futuro. Racconto così interessante che non ricordo altro.

Racconto tre: un tizio, per paura di rimanere senza libri da leggere nel weekend, corre in biblioteca ed entrando oltre l'orario di chiusura scopre l'esistenza di una biblioteca notturna che contiene i Libri della Vita. Consulta il suo, si spaventa, esce dalla biblioteca e poi prova a rientrare: ovviamente la porta è chiusa. Dalle finestre intravede però il suo ombrello, rimasto all'ingresso. Da brivido, eh.

Racconto quattro: finire all'inferno e scoprire che la pena non è bruciare per l'eternità ma leggere. Per quanto mi riguarda, questo è il paradiso. Racconto farlocco.

Racconto cinque: (non disperate, abbiamo quasi finito) uno scrittore senza ispirazione si imbatte in un ambulante che gli vende un libro che - ad ogni apertura - svela un libro non ancora pubblicato. Della serie: ci piace vincere facile.

Racconto sei: all'interno di una biblioteca molto molto raffinata fa capolino un libro intitolato Sei biblioteche impossibile da cestinare, strappare, bruciare. Il proprietario della biblioteca finirà per mangiarlo, unico modo possibile per liberarsene. Complimenti caro Zivkovic, sei così pieno di te che ti auto-citi.

Sveglia bimbo, non sei Eco.

Boooooooooooooooooocciato!

venerdì 10 agosto 2012

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - M. Haddon

Vivere il mondo in maniera letterale.

Letteralmente.

Sbadabam.


Il colore dei fiori d'estate - A. J. Mayhew

In una torrida giornata dell'agosto 1954, Jubie Watts, una ragazzina di tredici anni, parte con la famiglia per una vacanza in Florida. Insieme a lei, stretti in macchina, ci sono i tre fratelli, la madre e Mary Luther, la domestica. Mary vive con loro da tanti anni e Jubie le è affezionatissima. Non solo si è sempre occupata della casa e della cucina, ma con la sua presenza dolce e amorevole ha spesso compensato gli scatti d'ira del signor Watts e la freddezza della moglie. Ma Mary ha una colpa gravissima agli occhi di molti: è una donna di colore in una società razzista. Man mano che il viaggio procede verso sud, Jubie sperimenta per la prima volta le terribili conseguenze delle restrizioni razziali, fino a quando una vera e propria tragedia sconvolge la sua vita. Sarà allora che la ragazza capirà l'importanza di difendere i diritti civili, troverà il coraggio di confrontarsi con i limiti della sua famiglia e di combattere per un futuro di libertà e indipendenza.

In realtà, il libro è una lunghissima telecronaca del viaggio con infinite digressioni. L'interesse viene completamente sopito dalla noiosità del racconto e questa grande epifania sull"importanza di difendere i diritti civili si traduce in:
* rubare la macchina del padre per andare al funerale della governante uccisa brutalmente
* sostenere la madre che divorzia dal padre alcolista e cattivo
Senza nulla togliere, ma non mi sembra che tutto ciò significhi combattere per un futuro di libertà.

Questo libro è un'accozzaglia di cose già viste e già sentite. La famiglia benestante della mulino bianco di facciata con i suoi scheletri nell'armadio: padre alcolista che se la fa con la cognata e con la figlia della governante e che picchia la protagonista, figlia sedicenne pia con fidanzatino, mamma geneticamente incapace di cambiare un pannolino ma che sa correre i mille metri piani con tacco 15. Governante che oltre ad essere donna di servizio è sostituta mamma, papà, sorella.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole e lontano anni luce dalla meravigliosità di The Help.

L'enigmista - J. Verdon

Pensa a un numero da uno a mille. Il primo che ti viene in mente. Ora apri la busta. Vedrai come conosco a fondo i tuoi segreti.

Inizia con il botto questo thriller: un serial killer conosce così bene le sue vittime da riuscire a leggere loro nel pensiero, un serial killer che gioca al gatto e al topo con la polizia, lasciando dietro di se soltanto le tracce che vuole lasciare. Alle sue calcagna, un bravissimo detective in pensione che non riesce ad abbandonare il suo lavoro.

Sarebbe un libro al cardiopalma se non fosse che Verdon getta alle ortiche l'ispirazione perdendosi in inutili descrizioni e tratteggiando i personaggi in modo maldestro. Il detective tanto osannato sembra abbia il cervello ottenebrato dalla bella gallerista con cui lavora ed è solo grazie alle osservazioni della moglie che lui afferra gli indizi che lo porteranno alla soluzione. C'è da chiedersi come abbia fatto a diventare uno dei migliori del Paese e soprattutti: se lui è il migliore, gli altri come diavolo sono?!

Esordio mediocre, caro Verdon.

lunedì 30 luglio 2012

Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio - A. Lakhous

Mhm.

Il titolo di questo romanzo è geniale e anche l'idea non è male.

Però.
Però.
Però.

I personaggi sono tutte macchiette - e va bene, magari l'effetto è voluto - ma questa divisione netta tra italiani ignoranti, zotici, intolleranti e razzisti e gli immigrati "buoni" è davvero da prima elementare. Tante parole a vuoto, non si sottolineano le sfumature. Ma perchè, mi chiedo? Sarebbe stato tutto molto più interessante.

Bellissima l'impostazione polifonica, ogni capitolo raccontato in prima persona dai condomini del palazzo. Peccato traspaia sotto la superficie di ognuno l'essenza della stessa persona. E se qualcuno mi spiegasse gli intermezzi "ululanti" di Amedeo mi farebbe un gran piacere.

Infine non capisco il perchè dell'etichetta "noir". Si, c'è un morto. E si, c'è un colpevole. Ma non sono elementi sufficienti per giustificare tale genere.

Non mi sento di bocciarlo in toto ma neanche di assurgerlo a libro dell'anno.

Mhm.

venerdì 27 luglio 2012

Niente - J. Teller

E' pericoloso leggere libri che ne evocano altri. E' ancora più pericoloso leggere libri che evocano contemporaneamente più libri che ami. Infatti ancora non mi è chiaro se questo libro mi sia effettivamente piaciuto o meno.

Il richiamo al Barone Rampante di Calvino è forte già dalla copertina. Quello al Signore delle Mosche di Golding dalla trama: un ragazzino sale su un albero convinto di aver capito che nella vita nulla ha senso; i compagni di classe decidono di raccogliere ciò che più ha importanza nelle loro vite per mostrare al ribelle Il Significato.

La trama è tutta qui. Sembrerebbe nulla di inquetante se non fosse che - come spesso accade - le cose lasciate in mano ai ragazzini tendono a muoversi in una spirale spaventosamente crudele. Invece di "mostrare" ognuno in realtà perde qualcosa; inizialmente si tratta di cose semplici, come la bicicletta giallo fluo o i sandali con il tacco tanto desiderati, ma presto si perde la fede, la propria identità, la verginità, il talento. Qualcuno perde anche la vita.

Non è un libro banale, non è un libro con il lieto fine, non è tante cose. Forse è semplicemente un libro cui dare un'opportunità.

mercoledì 25 luglio 2012

Il freddo modifica la traiettoria dei pesci - P. Szalowski

E' una mattina qualunque in un quartiere residenziale di Montreal. Julie, ballerina in un night, saluta l'ennesimo amore durato una sola notte. Il giovane Alex, dai gradini della casa di fronte, la spia con il cuore e gli ormoni in tumulto. Boris, ricercatore russo, solo nel suo studio come ogni giorno, traduce in astrusi diagrammi le traiettorie tracciate dai pesci che nuotano nel suo acquario. Michel e Simun, innamorati da più di dieci anni, non hanno ancora trovato il coraggio di smettere di nascondersi. Un ex poliziotto e la moglie annunciano al figlio undicenne la decisione di separarsi. Ma una implacabile tempesta di ghiaccio si abbatte sulla città. E in soli tre giorni, tutto cambia.

Se dalla trama vi sembra un libro terribilmente prevedibile e buonista, non state sbagliando. A Montréal, tre giorni di maltempo raddrizzeranno le sorti di nove persone: la bella Julie che apre la porta in vestaglia, l'ossessionato immigrato cervellone russo, la coppia omosessuale che non osa fare outing, il teppistello del quartiere con padre fallito, la famiglia della mulino bianco madre-padre-figlio che si disgrega con la separazione dei genitori.

Ovvio che il mio personaggio preferito è il nerd Boris e ovvio il mio odio verso i tempi verbali ogni tanto al presente ogni tanto all'imperfetto (effetto non voluto, secondo me. O quanto meno non sempre). Ma promuovo la lettura: c'è lieto fine per tutti come piovesse...eogni tanto è bello pensare che qualunque cosa possa aggiustarsi.

E se ogni tanto
ci concediamo un attimo di tregua
e ci annulliamo
all'ombra delle favole,
che male c'è?[cit.]

venerdì 20 luglio 2012

Una sposa conveniente - E. Chabrol

Al termine del primo capitolo volevo solo chiudere questo libro e buttarlo via, pronta ad insultare chi me lo aveva così caldamente consigliat.

Al termine del secondo capitolo ero incuriosita, gli eventi avevano preso una piega interessante a dispetto della lentezza iniziale.

Al termine del terzo ero innamorata di Pouligeac, quel paesino cevennate di 9 anime ultrasettantenni, una ultracentenaria ed un "giovanotto" di soli quarantasette anni, punto di riferimento e tuttofare di questa piccola comunità.

E' proprio a causa di questo giovanotto e della sua decisione di lasciare finalmente il paesello per trovare una donna con cui formare famiglia che gli abitanti sotterrano vecchi rancori e si coalizzano per "far venire la montagna da Maometto". Un futuro senza Pierrot è infatti impensabile: è l'unico ad avere l'auto, l'unico a poter fare la spesa, a distribuire la posta e a fare lavoretti per tutti. Ecco quindi che queste cariatidi, capitanate da un professore in pensione, si lanciano nel futuro per cercare la sposa adatta: dove? Ma su Internet, ovviamente!

Le risate sono assicurate grazie ai siparietti che vedranno protagonisti tutti gli abitanti del villaggio, ognuno con il suo soprannome, ognuno con le sue caratteristiche peculiari. Assolutamente da leggere. La "terza età", se è davvero così, non è niente male!

martedì 17 luglio 2012

A neve ferma - S. Bertola

Ancora chick lit. A differenza dello scorso libro commentato (molto chick e poco lit) ci troviamo ora con un ribaltamento di fronti. La Bertola è surreale, sfrontata, divertente. I personaggi sono macchiette, le situazioni sono sopra le righe: chiaramente tutto è voluto. Il lieto fine è telefonato, ma non per questo stucchevole. In più, siamo a Torino. Cosa posso volere di più?

Emma Trisciuoglio, aiutante pasticciera laureata in Stele di Rosetta, perde l'amore tre giorni dopo averlo trovato. La signora Elena, invece, l'amore lo insegue invano da trent'anni, e comincia ad avere un po' di fiatone. Per fortuna c'è Camelia, che si innamora senza difficoltà di chiunque incroci la sua strada. Il problema di Camelia, casomai, è il quaderno di ricette che le ha lasciato in eredità suo nonno, scritto in un codice misterioso. Peccato, perché forse, se riuscisse a decifrarlo, potrebbe vincere il concorso ‘Una stella Per Natale’. Lei, però, preferirebbe non partecipare neanche. Emma, invece, parteciperebbe volentieri, anche se Andrea non la ama più. Bianca è l'unica a cui il concorso non interessa, è troppo impegnata nella sua battaglia contro un giovane dottore ripetutamente ladro. Aggiungete un'attrice francese, un apprendista coi piercing e gli imponderabili effetti di un film dei fratelli Wachowski, e preparatevi a qualche ora di intenso divertimento, tra amori al cioccolato e sfide all’ultimo, dolcissimo assaggio.

Mai sinossi fu più vera! Tra i mille personaggi è Bianca la mia preferita, alla perenne ricerca della sua strada - che cambia direzione ogni 24 ore circa:
"Sei fidanzata?"
"No"
"Quasi?"
"Neanche. Mi piace uno, ma è un amore impossibile"
"uff...l'uomo sposato".
"No... è il protagonista di un libro che vorrei scrivere".
"Ma esiste?"
"Finchè non scrivo il libro no."
 
Si può non amare una squinternata di questo tipo?

Mi piaci da morire - F. Bosco

In un attacco di masochismo (l'ennesimo, immagino sia colpa del caldo che da' alla testa) ho dato un'opportunità a questo libro che si odorava di sòla a km di distanza. Sono stata graziata dall'esiguità delle pagine e dallo spessore socio-culturale rasente lo zero e che - quindi - trasforma questo libro in prodotto leggibile anche da coloro che hanno un QI da prefisso telefonico. Internazionale, intendo.

Monica, una trentunenne italiana alla ricerca di se stessa e che vuole coronare il sogno di scrivere un libro, va a vivere a New York convinta che sarà come vivere Friends; d'altronde "anche il nome lo ricorda". E' chiaro che ci si rende immediatamente conto di essere di fronte ad una cerebralmente compromessa: lo spegnimento del cervello è d'obbligo se non si vuole chiudere il libro e cestinarlo seduta stante.

Ovviamente i coinquilini della nostra saranno un gay con la fissa del volontariato ed una caraibica sciamana chiaroveggente. I suoi datori di lavoro due zitelle inacidite e l'amore l'editore tormentato incontrato nel negozio in cui lavora. Entusiasmante, vero?

Ma la chicca, la vera chicca è lo stile narrativo. Vogliamo parlarne? Vogliamo davvero parlarne? Profondo quanto una pozzanghera, dizionario ristretto, qua e là un'uscita da finta intellettuale. Tutto questo non è sufficiente per la creazione di un libro; questo infatti non è altro che un'accozzaglia di accadimenti senza soluzione di continuità, con personaggi poco strutturati e monodimensionali.

Mi viene da chiedere, cara Bosco: te lo pubblicano o te lo paghi tu?

PS: ho appena scoperto l'esistenza di un seguito. Al peggio non c'è fine.

giovedì 12 luglio 2012

Il sapore dei semi di mela - K. Hagena

Bootshaven, lontano nord della Germania. L'odore di mele è intenso e pungente e avvolge la vecchia casa e il giardino. Basta quel profumo e Iris, bibliotecaria di Friburgo, di colpo torna bambina. Sono passati anni, ma tutto è rimasto come allora: un giardino quasi incantato, dominato dal vecchio albero di melo, sotto i cui rami le donne della famiglia Lünschen hanno trovato l'amore, l'amicizia, ma anche la morte. Come Rosmarie, l'amata cugina di Iris, morta ad appena quindici anni. Una fine misteriosa, cui nessuno ha mai saputo dare una spiegazione. Ma adesso è venuto il momento di occuparsi della casa. Per farlo deve imparare a conoscere veramente le donne della sua famiglia e i segreti che custodiscono. Come Inga, venuta al mondo mentre il melo era colpito da un fulmine, che trasmette scosse elettriche ogni volta che tocca qualcuno; o Harriet, convinta che i torsoli di mela sappiano di marzapane; o Mira, l'amica di giochi di Rosmarie, che ora ha assunto in tutto e per tutto le sembianze della cugina. Stanza dopo stanza, le domande si rincorrono l'una dopo l'altra: che cosa aveva fatto veramente il nonno di Iris prima di andare in guerra? Che cosa voleva dire Rosmarie a Iris quella notte lontana, prima di arrampicarsi sul tetto del giardino d'inverno? Che rapporto c'era tra Mira e Rosmarie? C'è solo un modo per dimenticare. Ed è ricordare.

Duecentocinque pagine di libro per non avere neanche una risposta alle domande poste dalla trama. Trama che - per altro - è davvero stuzzicante ed insieme al titolo cattura certamente l'attenzione. Peccato però che in realtà ci si trovi poi davanti ad un harmony annacqato, inconcludente, inutile, evanescente.

I piani temporali si sovrappongono, non si ha alcun tipo di risoluzione esclusa una storia d'amore patetica e scialba che è telefonata praticamente dalla prima pagina. Decisamente poco sfruttata l'originalità della trama.

Che noia che barba, che barba che noia. 

martedì 10 luglio 2012

L'allieva - A. Gazzola

Vi prego, vi prego, vi prego, Egregi Compilatori delle Fascette da apporre ai libri, smettetela di fare operazioni di marketing millantatrici che alzano le aspettative del lettore medio facendole tendere ad infinito quando in realtà il livello del romanzo è meno che mediocre, che gli allocchi come me ci cascano e rimangono inevitabilmente delusi e poi gli autori guardano le vendite e si credono Dei dell'Olimpo di Carta e ci propinano seguiti a non finire.

Vi prego, vi prego, vi prego, care Case Editrici, prima di pubblicare un romanzo assicuratevi che l'autore sia in possesso di una copia del dizionario dei sinonimi e dei contrari (possibilmente sgualcita, che almeno l'usura ne indica l'uso più o meno assiduo) che non se ne può più dello stesso aggettivo utilizzato per eventi, cose, persone, occhi, sguardi e situazioni. Nella fattispecie, sono tutti - tutti! - conturbanti.

Vi prego, vi prego, vi prego, cari Autori che vi buttate in pasto ai pescecani ed ai recensori della domenica, cercate di essere originali, evitate i clichès e ricordatevi che "il troppo stroppia". Nello specifico, smettiamola con la sfigatella maldestra (che non se la fila nessuno tranne il figlio del capo stronzo che ovviamente è un figaccione all'ennesima potenza) bistrattata dai superiori ma che ovviamente ha l'intuizione giusta su un caso di omicidio che le sta a cuore perchè la vittima è una sua conoscenza (l'ha incontrata nel camerino di un negozio, vogliamo mettere?!). Se poi voleste essere così gentili da evitare spiegazioni tecniche di medicina legale (appropriatissime) alternate a dialoghi di gran spessore farciti di imprecazioni e parolacce (molto meno appropriate), paragoni dal discutibile spessore e citazioni di grandi marche ogni tre parole, allora saremmo davvero a cavallo.

Ecco servito quindi il libro in questione. Se riuscite a sorvolare su quanto sopra esposto, allora non sarà così terrificante e riderete di gusto. Forse non per le cose che vorrebbe la Gazzola, ma tant'è...

lunedì 9 luglio 2012

Una casa di petali rossi - K. Nair

Non so dire esattamente cosa mi abbia affascinata di questo libro. La storia di per se è di quelle già sentite: storie di donne, di segreti e di passato. Storie nelle quali gli uomini sono meteore, comparse.

Forse è la magia dell'India ad avermi attirato, bocconi di una cultura così diversa e così affascinante, colorata e triste allo stesso tempo, speziata, solitaria, luminosa e caotica.

Semplicemente da leggere. Magari all'ombra di un albero ashoka.

Promessi Vampiri - B. Fantaskey

Perchè, mi chiedo, perchè continuo ad impelagarmi in queste pappette da adolescenti lobotomizzati? Masochismo? Conoscete un buon analista o qualche gruppo di sostegno?

Ciao, sono Ponga e non riesco ad evitare di leggere libri che puzzano di "moccità" da lontano un miglio.

Non ho nemmeno le parole per commentare il grado di ridicolo raggiunto ed ampiamente superato da questo aborto della carta stampata. Dico solo questo: è stata concepita l'esistenza di una guida per vampiri adolescenti.

Una guida.

Per adolescenti.

Vampiri.

Urgh.

martedì 26 giugno 2012

Il Vangelo secondo Biff (amico d'infanzia di Gesù) - C. Moore

Biff, migliore amico d'infanzia di Gesù, viene resuscitato da un angelo sbiellato perchè scriva un Vangelo che riempia il gap della vita del Salvatore. I Vangeli, infatti, si limitano a pochi dettagli ed indirizzano la loro attenzione agli ultimi anni di vita del maestro, gli anni cosiddetti della predicazione.

L'idea è davvero geniale, Biff è un adorabile buffone e Gesù un ragazzino che cerca di capire quale sarà la sua identità, la sua strada di Messia, frustrato da un Padre che lancia messaggi contraddittori. Si incontrano le vicende che tutti conosciamo, vista da un'angolazione più scanzonata e decisamente più vicina a tutti noi. E finchè si resta in Galilea il divertimento è assicurato.

Quando però si trova a dover riempire davvero il periodo oscuro, Moore esagera. Gesù e Biff partono per l'oriente alla ricerca dei magi che seguirono la stella cometa: ci si imbatte così in un Baldassarre mago circondato da dieci improbabili maghe del sesso e passando per un Melchiorre appassionato di kung-fu si giunge ad un Gaspare-Siddharta. Il troppo stroppia e questa parte centrale basata su un umorismo infantile (cacca, scoregge e pupù) è davvero difficile da digerire.

Si riprende un poco sul finale, ma in conclusione è ben lontano dalle premesse. Qualche chicca c'è, ma mi chiedo se Moore sia un genio mancato o soltanto un furbo.

Senza infamia e senza lode.

lunedì 25 giugno 2012

La cattedrale dell'Anticristo - F. Delizzos

Pro: è ambientato a Torino, nella mia adorata Torino.

Contro: l'autore fa sfoggio di conoscenza utilizzando paroloni e costrutti complicati, ma si perde banalmente nelle più semplici regole grammaticali: entrarono in un bar e gli servirono. Già solo per errori di questo tipo il libro andrebbe chiuso con sdegno.

Comunque.

E' un guazzabuglio di cose già viste e già sentite, i personaggi sono stereotipati e monodimensionali, la storia è banale. Dovrebbero fare un monumento a chi ha scritto la quarta di copertina, perchè è la parte più accattivante di tutto il libro.

Siamo nel 1888, a Natale. La città di Torino è squassata da omicidi di neonati e furti al Museo Egizio. Cosa si nasconde dietro a questi eventi? Ovviamente una setta massonico-satanica nel primo caso, della quale fanno parte anche diversi esponenti della Torino bene e di una setta cattointegralista nel secondo, che trafuga il corpo di Gesù mummificato per nascondere al mondo il fatto che fosse massone anche lui.

Ci muoviamo quindi tra colonnelli con sensi di colpa grandi quanto il mondo, zingari che prevedono il futuro, omicidi, uomini luminescenti, orge iniziatiche, rapimenti e omicidi in salsa già vista, trita e ritrita.

Una cosa però me la chiedo: qualcuno ha capito perchè Delizzos abbia schiaffato Nietszche nel romanzo? Per cercare d rivalutarlo? Per renderlo ancora più odioso al mondo? Ai posteri l'ardua sentenza.

Ma se siete furbi, evitate questo libro.

giovedì 21 giugno 2012

La discesa dei Luminosi - I. Provenzi, F. S. Loiacono



Ragazzo ricco bello e dannato che parte come cattivo ma diventa buono? C'è.
Ragazza dalla vita sociale pari a zero, esigente in fatto di uomini, intelligente e che inevitabilmente si innamorerà (ricambiata) dal bello di cui sopra dei cui poteri, per altro, è immune? C'è.
Migliore amica della ragazza intelligente eccetera eccetera, casualmente con i superpoteri e ancor più casualmente antagonista del bello di cui sopra sopra? C'è.
Sorella bella, isterica e scassapalle capricciosa del bello di cui sopra sopra sopra? C'è.
Professore universitario frustrato relatore della ragazza intelligente che si alleerà  - ovviamente - con i cattivi ? C'è.
Altri clichés vari, tra i quali ragazza su sedia a rotelle con poteri da sciamana, lavoro e casa trovate in un batter d'occhio, fiducia negli sconosciuti e viaggi da un capo all'altro del mondo come niente fosse? Ci sono.

Ora.

Prendete tutto questo e shekeratelo bene, aggiungete la profezia Maya che tanto terrorizza il mondo, il Piccolo Principe, un codice da tradurre, strane divinità offese con gli umani et voilà. Il romanzo è servito.
Cospargete infine il tutto con un po' di amore, gelosia e vendetta e non avrete neanche bisogno di leggere queste pagine.

Tra l'altro, io mi chiedo, considerato che i Luminosi sono già tutti sulla Terra e si spostano dal loro pianeta al nostro prendendo fuoco, mi spiegato esattamente perchè il libro si intitola discesa?

mercoledì 20 giugno 2012

La papessa - D. Woolfolk Cross

Anno del Signore 814. Nasce Giovanna che, in un'epoca in cui le donne sono considerate empie ed inferiori, ha invece un forte desiderio di sapere. Guidata da Esculapio prima, alla schola poi, si sotituisce al fratello morto spacciandosi per maschio ed arriva ad essere eletto Papa.

E' chiaro che l'autrice abbia eseguito ricerche approfondite, peccato però che poi la storia sia davvero piatta: non si prova empatia per nessuno dei personaggi, Giovanna è insopportabile, Giovanni è un ciuccio smidollato, Gerardo è l'intellettualoide di turno dal matrimonio infelice, Richilde è la matrigna cattiva, Odo il maestro che cerca in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote alla protagonista. Siamo sinceri, è interessante perchè siamo in bilico tra realtà e leggenda, ma quando un lupo viene battezzato Luke in onore di Lucrezio scende davvero la catena. E poi vogliamo parlare del finale?

Insomma, da leggere solo se si ha voglia di un Harmony in epoca medievale.

lunedì 18 giugno 2012

L'orribile karma della formica - D. Safier

Sei un'arrivista e sacrifichi tutto - figlia compresa - per la carriera? Hai un marito devoto ma lo tradisci con il figo di turno? Metti i piedi in testa a chiunque pur di ottenere i risultati che vuoi?

Fa attenzione! La tua morte potrebbe essere assurda, ma il dopo potrebbe essere peggio. Potresti, ad esempio, risvegliarti formica e scoprire dopo un incontro con Buddha (anche lui in versione formica) che la strada verso il Nirvana è ardua e lunga. Per fortuna, potresti imbatterti in un fantastico compagno di viaggio, Casanova. 

Questa la prima parte del romanzo che davvero è spumeggiante, ironico, divertente e intelligente. Il prosieguo non è all'altezza, la storia si sbrodola ed il finale non solo buonista ma anche di più è davvero terrificante.

Non è che arrivato a metà romanzo Safier si è ritrovato incarnato in un cricetino e ha terminato il libro in modo positivo per accumulare karma?!

In verità meglio mentire - K. Gier

Primo passo nella chick-lit di marchio tedesco. Avrei fatto meglio a rimanere dov'ero!

Come al solito mi sono fatta fregare da una trama davvero curiosa - la protagonista è molto intelligente, dettaglio diverso dalla solita donna in carriera il cui primo particolare descritto è la bellezza - e da una scrittrice che ha già dato prova di grande ironia.

La protagonista è Carolin, venticinquenne dal QI elevato, numero di amicizie inversamente proporzionale, plurilaureata, maga con i numeri, ottima musicista, freak all'ennesima potenza, vedova del padre del suo ex fidanzato.

Fine.

No, perchè davvero non accade nulla. E' tutto scontato, banale, decisamente poco caustico. Se in Germania la Gier ha spopolato con libri di questo calibro, se ne deduce che i tedeschi abbiano un pessimo senso dell'umorismo.

Bocciato con veemenza.

giovedì 7 giugno 2012

Il mistero di casa Aranda - J. Tristante

Elegante e garbato. Sono i primi aggettivi a cui penso, se qualcuno mi chiedesse di descrivere il libro in due parole. D'altri tempi, aggiungerei se potessi usarne tre.

Tristante ci porta nella Madrid di fine ottocento e ci presenta Victor Ros, un delinquentello che - abbandonata la cattiva strada - diventa un ispettore di polizia dal fiuto fino. Ovviamente poi è descritto anche come bello, che nella fantasia della lettrice media diventa, nove volte su dieci, gnocco. Il decimo rimanente è perchè la suddetta lettrice lo considera decisamente gnocco.

Dicevamo.

Il libro è un diesel, come tutti gli scrittori spagnoli Tristante parte lento e ama le digressioni e le divagazioni. Però fa un uso scrupoloso e corretto della punteggiatura, tutto rimanda alla trama, nulla rimane sospeso e non ci sono cinquecento personaggi di cui almeno quattrocentonovanta inutili*. Posso quindi affermare che il caro Jerònimo mi fa fare pace con gli autori spagnoli per i quali non nutro esagerata stima. Inoltre la caratterizzazione dei personaggi è completa, impossibile non affezionarsi a loro; imisteri rispecchiano il modus operandi dei gialli classici. Solo il finale in stile Harmony mi è sembrato un po' buttato lì. L'autore avrebbe potuto risparmiarsi quelle due-pagine-due lasciando il tutto all'immaginazione del lettore. Pazienza, non si può avere tutto dalla vita!

In ogni caso, ottimo esordio. Libro assolutamente consigliato.




* i riferimenti a Saramago, Zafòn ed alla Allende sono assolutamente voluti!

Gli occhi gialli dei coccodrilli - K. Pancol

Parigi. Francia.

Già qui avrei dovuto pormi qualche domanda, con gli scrittori francesi vado d'accordo solo fino ad un certo punto: perchè impelagarmi nella lettura di un libro con tanto di seguito e seguito del seguito? Perchè sono un po' pirla, dico io, e perchè nella trama si capisce che nelle vicende è coinvolto anche un libro, un romanzo storico ad essere precisi, e io a questo tipo di richiamo non so resistere.

Pirla doppia, allora. Perchè tra queste pagine ho solo incontrato personaggi insulsi, monodimensionali e stereotipati: ricchi e cattivi, ma così cattivi che neanche un barracuda e talmente stronzi e senza una minima parvenza di coscienza da risultare odiosi. Oppure buoni, anzi, più che buoni fessi. Ma così fessi ed ingenui ed inetti da accettare supinamente tutto quello che succede. Spina dorsale: non pervenuta.

Tanto poi, come nelle migliori storie, i cattivi saranno puniti ed i fessi premiati. Va là, l'avreste mai datto?!

Oltre ai personaggi, assolutamente (non) degni di nota i colpi di scena: quanto è normale che la vicina di casa sia la figlia illegittima della Regina d'Inghilterra? E che la tua figliola snob e maleducata (che se un'eventuale figlia mi si rivolge così la strangolo, altro che subire la maleducazione e dire anche "povero tesoro mio) se la intenda con nientepopodimeno chè Mick Jagger? Dai, quella si merita si e no Justin Biberon Bieber!

Altra cosa: la traduzione. Pietosa. Ma come fai a tradurre letteralmente modi di dire e giochi di parole? Insomma, non ci siamo. Non ci siamo proprio!

La Pancol una cosa ha fatto di buono: il titolo. Per quanto mi riguarda, poteva fermarsi lì.

lunedì 4 giugno 2012

Buona apocalisse a tutti! - N. Gaiman & T. Pratchett

Quando si dice che l'Italia arriva sempre dopo gli altri non è sempre vero, ma questa volta si. Pubblichiamo questo gioiellino della letteratura ben diciassette (di-cias-set-te!) anni dopo la sua comparsa e visto che siamo dei geni non lo stampiamo neanche più. No, davvero, i miei sentiti complimenti per la scelta, eh.

L'idea base della storia è inflazionata: la fine del mondo: si parla di vera Armageddon, lotta finale, Lassù contro Laggiù, tuoni fulmini saette e cavalieri dell'apocalisse. Questa guerra finale, parte integrante del Grande Piano, dell'inneffabile, segnerà la fine della Terra: peccato però che un angelo bibliofilo ed un diavolo viveur si siano affezionati a questo posto e non vogliano assolutamente la sua distruzione.

Tra profezie "belle ed accurate", sgangheratissimi Cacciatori di Streghe, scambi nella culla e propaganda millenaria delle fazioni più in voga nei secoli dei secoli, la storia scorre tranquilla regalandoci momenti di riflessione e perle di humor inglese.

Vengono messi in discussione la religiosità, il libero arbitrio, l'equilibrio tra il bene ed il male; l'umanità intera appare soggiogata e disastrata, eppure ancora capace di dare un finale per nulla scontato. E' un libro dannatamente angelicamente assolutamente da non perdere!

mercoledì 30 maggio 2012

Ordine e disciplina.

Come dicevo agli albori, a me piace incipitare. Quindi cambio template (e con questo versione Moleskine mi sento un sacco profescional) e ricomincio.

E bom, visto che ho i miei problemi a commentare libri senza fare spoiler, ho deciso che rovinerò un po' di letture a chi sventuratamente capiterà da queste parti. Siete avvertiti qui. E anche nel sottotitolo, adeguatamente modificato per l'occasione. Le mie considerazioni semiserie, gli studi sociologici et i deliri, se e quando avranno l'esigenza di essere messi per iscritto e - soprattutto - sotto gli occhi del mondo, saranno adeguatamente parcheggiati altrove.

Conoscendo la mia costanza proverbiale è altamente probabile che questo non accada mai. Non trattenete i sospiri di sollievo, che tanto vi vedo.

Ordine e disciplina, dicevo. Mi trasformo in topo da biblioteca - il mio io più Rottermeieresco.

Così è deciso, l'udienza è tolta.

giovedì 5 aprile 2012

A mia insaputa.

In principio era Mr. B. A me piace la conquista, altrimenti non c'è gusto. Se nelle mie residenze c'erano delle prostitute, vuol dire che qualcuno le ha intrufolate a mia insaputa.

Poi venne Scajola, questa volta era un regalo a sua insaputa. Poi Fini, Maroni e Storace. E poi sempre più avanti, passando per Malinconico, Sgarbi, Emiliano e Diliberto, per approdare poi a Bossi e la restrutturazione della sua casa con i soldi della Lega, ovviamente a sua insaputa.
E' il nuovo tormentone. Onestamente mi chiedo: siete voi ad essere completamente bruciati o ci prendete completamente per scemi?

Ora, io non voglio entrare nel merito delle questioni private altrui. Ma mi rivolgo a tutti questi personaggi che fanno le cose all'insaputa dei destinatari.

Carissimi,
le persone cui avete fatto regali, offerto vacanze, affittato o restrutturato case sono degli ingrati. Io mi rendo disponibile per:
- acquisto casa ed eventuale restrutturazione della stessa
- acquisto auto, così posso rendere a papà la sua utilitaria
- viaggio intorno al mondo
- acquisto illimitato di qualsivoglia libro in qualsivoglia formato.
In alternativa, chiedo un po' di sale in zucca a chi ci governa. O più semplicemente un po' più di consapevolezza. Perchè magari ci governano ma...a loro insaputa!

lunedì 2 aprile 2012

In città zero gradi - D. Glattauer

(S)consigli per gli acquisti:

Max è un idiota patentato con un sacco di complessi odia il Natale e quest'anno decide di partire per le Maldive. Katrin è un'idiota patentata con un sacco di complessi odia il Natale perchè coincide con il compleanno e con la tradizionale cena di famiglia nella quale i genitori non si fanno i fatti loro la subissano di domande perchè alla soglia dei trent'anni ancora non ha trovato marito. Kurt è un'ameba a pelo ispido corredata di alitosi il cane di Max.

Come fanno ad intrecciarsi i destini di questi tre? Ma è semplice! Max non può portarsi Kurt in vacanza, quindi mette un annuncio su internet: cercasi ameba-sitter dog-sitter. Chi risponderà mai a tale richiesta? No, non la signora Fletcher. E no, neanche il Ranger Smith.

Suspance.

Ma la nostra Katrin, è ovvio! Così, considerato che il padre odia i cani, ha un'ottima scusa per evitare l'annuale tortura natalizio-genetliaca. Il finale è ovvio e prevedibile, chevvelodicoaffà?!

Ora, al di là del fatto che la trama potrebbe anche avere una parvenza di originalità, pagina dopo pagina si sprofonda in realtà in una storia brutta, ma d'un brutto che fa accapponare la pelle! E visto che io sono tignosa, sono andata a ficcanasare sulle origini di questo libro. E' stato scritto nel 2000.

Ho detto tutto.

(ragionamento logico che abita lo spazio bianco prima dell'ultima affermazione: In città zero gradi è stato rilanciato dopo il successo avuto da Le ho mai raccontato del vento del Nord pubblicato la prima volta nel 2006, convinti che tutti sarebbero corsi ad accaparrarsi questo libro. Come da copione io mi sono fatta abbindolare. Ovvio.)

martedì 27 marzo 2012

Quindici buone regole da rispettare quando si fa musica insieme

Testo di autore anonimo ritrovato presso l’archivio del Teatro Comunale di Bologna

1. suonate tutti lo stesso pezzo

2. fermatevi ad ogni segno di ritornello e discutete animatamente se ripetere o no

3. chi stona getti un’occhiata ad uno dei suoi colleghi

4. accordate con la massima cura prima di suonare, dopo di che potrete stonare per tutta la sera con la coscienza a posto

5. girate le pagine con la dovuta calma

6. una nota giusta al momento sbagliato è una nota sbagliata (e viceversa)

7. se tutti si imbrogliano, eccetto voi, allora siete voi ad imbrogliarvi

8. cercate di massimizzare l’NNPS (numero di note per secondo), vi guadagnerete l’ammirazione degli incompetenti

9. le legatura, i coloriti e gli abbellimenti non devono essere rispettati, servono solo ad abbellire la pagina stampata

10. se un passo è difficile rallentate, se è facile accelerate, alla fine tutto si aggiusta

11. quando vi siete persi del tutto, fermate tutti gli altri e dite: “forse dovremmo accordare meglio”

12. se per colpa vostra tutti gli altri si sono dovuti fermare, spiegate dettagliatamente le ragioni per le quali vi siete imbrogliati, tutto ciò desta sempre molto interesse

13. la vera interpretazione è quella nella quale non resta più una sola nota dell’originale

14. una nota stonata suonata con timidezza è una nota stonata, una nota stonata suonata con autorità è interpretazione

15. quando tutti gli altri hanno finito di suonare, non continuate a suonare le note che vi sono avanzate

[Perchè è così, ci si diverte insieme e la musica non si fa. Si vive.]

lunedì 26 marzo 2012

Io, me e le note a piè di pagina.

Tempo fa ho letto i primi quattro volumi della serie con Thursday Next di Jasper Fforde e ho trovato che un punto di forza dei libri fossero le conversazioni che si svolgono tramite note a piè di pagina, "causate" dall'ulitizzo del notofono*.

Nel weekend ho letto l'ultimo della Kinsella e nel calderone dei difetti (si, perchè se spesso la Kinsella regala una manciata di ore di svago in compagnia di Cenerentole paracule e svitate che vivono avventure surreali ma che almeno fanno sorridere, questa volta è andata davvero fuori strada) spiccano alla grande le note. Fastidiose, spesso inutili, spezzano la narrazione in un modo esagerato. Che dico, già non è granchè, almeno contieniti e non sfrantecare quel briciolo di perseveranza cui i lettori si aggrappano disperatamente per non mollarti dopo 13 pagine!

Insomma, la stessa caratteristica c'è chi può e chi non può. E dico, se Fforde mi ha fatto innamorare delle note, significa che lui può.

Qualcuno penserà che il confronto che ho fatto è sacrilego, che due autori così sono su due piani diversi e le mie considerazioni sono ovvie e bla bla bla. Ma sono cose che anche se si sanno, vanno dette.

Andate in pace, amen.

* Anche se l’idea di usare le note a piè di pagina come mezzo di comunicazione fu avanzata dal dottor Faustus già nel 1622, si dovette aspettare il 1856 perché si realizzasse il primo notofono funzionante. Nel 1895 ne fu installata una versione sperimentale all’interno di Tempi difficili e nel giro di tre anni la maggior parte delle opere di Dickens fu connessa. Il sistema si stava espandendo rapidamente, fino ad arrivare al primo collegamento transgenere, inaugurato nel 1915 con grandi festeggiamenti, tra i generi Dramma umano e Giallo. Da allora la rete è stata estesa e migliorata, ma recentemente l’avvento delle notofonate pubblicitarie e la deregulation dei canali di informazione e intrattenimento stanno saturando il sistema. Nel 1985 è stata introdotta una rete di notofonia mobile.
Il gatto del Cheshire - Guida giurisfictionaria alla Grande Biblioteca (glossario)

mercoledì 21 marzo 2012

Il Marchio del Diavolo - G. Cooper

(S)consigli per gli acquisti:


Roma, 1139. Inquieto, un uomo alza gli occhi alla volta celeste. Seguendo le indicazioni dei suoi predecessori, è arrivato nella Città Eterna per assistere all’eclissi che mostrerà un allineamento astrale unico.

Roma, 2000. Incredula, una giovane archeologa fissa il cielo. Poche ore prima, il Vaticano le ha ordinato d’interrompere gli scavi nelle catacombe di San Callisto, mettendo così fine alla sua carriera accademica. E adesso lei giace sull’asfalto, in una pozza di sangue.

Roma, oggi. Sconcertata, una suora studia i simboli astrologici tracciati sul muro. Ma quello non è il solo enigma custodito dall’antico colombario di San Callisto. Intorno a lei, infatti, ci sono decine di scheletri caratterizzati da un’anomalia inquietante: la stessa anomalia del sicario che, anni prima, aveva cercato di ucciderla. 


Blogger, oggi. Una disgustata bookaholic pensa che questo libro sia ridicolo. Prendete le banalità più banali, le ovvietà più ovvie, shakeratele bene per tre minuti e poi gettatele sulla carta avendo soltanto l'accortezza di comporre frasi di senso logico (perchè queste ci sono Glenn, te lo concedo). Aggiungete poi un personaggio che si chiama come la scrittrice che vuole farci credere che i vampiri siano swarovski et voilà. Il peggio libro dell'anno è servito.

venerdì 16 marzo 2012

Palla ovale

Go Italy Go

martedì 6 marzo 2012

Le gioie del lavoro in équipe ovvero Se piove merda, prima o poi qualche schizzo te lo prendi.

La vita di ogni persona è costellata da interazioni con altri esseri umani. Tra le categorie più famose ricordiamo i familiari, gli amici stretti, i compagni di scuola ed i colleghi di lavoro. Questi ultimi sono l'oggetto di studio della puntata di oggi.

Aria sulla quarta corda - per i non addetti, musica di Superquark - in sottofondo.

Il collega in senso stretto è colui che svolge la tua stessa mansione con lo stesso livello gerarchico. In senso più generale, è colui che respira la tua stessa aria per otto ore al giorno (quando va bene) e cerca perennemente di rubarti il parcheggio, che sia un dirimpettaio di scrivania, un capoufficio o uno stagista. Bipede antropomorfo, dotato di pollice opponibile, non sempre è appartenente alla specie Sapiens Sapiens.

Le tipologie di collega più famose sono le seguenti:
* collega cleptomanensis: tipologia altamente diffusa, si riconosce per la sua capacità di depredare le altrui scrivanie da qualsivoglia articolo di cancelleria. Spesso non lo fa di proposito. Basta contrassegnare i propri ferri del mestiere, che saranno immediatamente riconosciuti all'interno dei suoi cassetti stipati di cianfrusaglie ed altra refurtiva.

* collega rompiscatolae: borbottatore metodico, nulla è mai come vuole. Dal caffè al meteo, dai lavori da lui stesso redatti a mansioni che non solo non competono a lui, ma non riguardano neanche l'azienda in cui è assunto. Quanto si viene braccati, conviene lasciarlo parlare annuendo e lasciando qui e là monosillabi strategici. Se ne andrà soddisfatto e non coinvolgerà per un po' nei propri sermoni.

* collega negosapiens: appartenente alla specie mai estinta di Homo Nun Sapiens 'N Cazzu, cade perennemente dalle nuvole. Raramente per davvero, più spesso clamorosamente per finta. Non è un grande attore, si riconosce facilmente la frottola dal roteare vorticoso delle pupille (evitare lo sguardo dell'interlocutore è la sua regola prima) e dall'enfasi con cui pronuncia la formula standard "io non ne sapevo nulla!".

* collega fancazzus: esponente fastidioso ma anche no, in base a quanto ci si ha effettivamente a che fare. Ha il terribile difetto di finire tra i piedi nei momenti meno opportuni ed in questi frangenti il livello di irritazione che provoca fa sfiorare la gastrite nervosa. Fortunatamente viene spesso bastonato e la speranza che finalmente entri sale nella zucca è l'ultima a morire. 

* collega rusconis: rarità diffusa in quantità di 1 a 20 circa. Svolge il suo lavoro senza sfrantecare troppo le altrui scatole, in caso di errore riconosce in linea di massima la propria responsabilità ed è di piacevole compagnia nelle pause caffè, in quanto capace di intrattenere conversazioni intelligenti che esulano dal lavoro. In casi estremi si presta anche a svolgere lavoro non suo, rinfacciandolo per qualche tempo ma in modo non troppo fastidioso.

* collega paraculensis: è il più infimo della categoria. Ogni sua azione è premeditata ed ha una backdoor che consente di pararsi il deretano infangando possibilmente i propri collaboratori. Gode nell'assistere a reprimende, la maggior parte delle volte scatenate da lui stesso. Scarica le proprie colpe su chiunque gli capiti a tiro, semina zizzania, tira il sasso e nasconde la mano. Ha fatto del "paraculo" un'arte ed è capace di nutrirsi di aglio solo per alitare sulle altrui scrivanie. Spesso si presenta come incrocio con il negosapiens, ma è portatore di ulcera se lo si incontra accoppiato al rompiscatolae. Ancora peggio se le due caratteristiche sono racchiuse in un unico involucro. 

* collega perfecto: mai avvistato. La sua esistenza da confermare è al momento in bilico tra leggenda e realtà.

Purtroppo i colleghi capitano e non si scelgono, ma con una buona dose di menefreghismo e un'epidermide impermeabile si può sopravvivere. Non disperate!

Titoli di coda

venerdì 2 marzo 2012

Tette vs. intelligenza.

Notizia via radio: un'indagine statistica di cui ho perso i dettagli (a volte lavoro con le orecchie tappate), rivela che c'è un'alta percentuale di donne disposte a cedere parte della loro intelligenza in cambio di una taglia in più di seno.

(ore di silenzio











elettroencefalogramma piatto










cervello annichilito dalla notizia)

Che poi, dico io, il problema neanche si pone.
Molto meglio tenersi l'intelligenza.
Col passare del tempo
non subisce la forza di gravità
e non ha nemmeno bisogno di tanti ritocchi.

mercoledì 29 febbraio 2012

Statistiche

C'è questa questione delle statistiche che mi intriga un sacco. A dimostrazione di essere tutti legati e tutti controllati da tutti. Ognuno si fa i fatti altrui, cosa che se ti metti a scrivere un blog è ovvia, che se ti da fastidio che si ficcanasi nei tuoi scritti puoi evitare di farlo. Ma sto divagando.

Quello che volevo dire è che è divertentissimo scoprire come ha fatto la gente ad approdare tra le tue pagine. Soprattutto perchè i collegamenti logici sono pochi, alcuni sono veri e propri voli pindarici! E con il rischio di attirarmi orde di maniaci, feticisti, promessi sposi e di ghiottoni, elenco le parole chiave più divertenti che hanno fatto approdare qui visitatori ignari del contenuto di queste pagine.

* wedding planning: in barba al meeeeeeeeeeeeraviglioso programma su Real Time, è evidente che qui si trovano idee originali sui vostri matrimoni. E' chiaro che gli spunti per i centrotavola in tulle, l'abbigliamento dei camerieri, i tableaux et cetera quell'Enzo li estrapoli da qui. Probabilmente tra le righe. E a mia insaputa.

* collant depilanti: questo ha suscitato in me una certa qual curiosità. Prima che anche voi partiate a cercare informazioni su queste calze miracolose tramite il nostro amico gugol, vi dico io che non si approda a molto. Anzi, a niente proprio. Tale accessorio miracoloso non è ancora stato inventato. Che sia il caso di prepararsi a depositare un così geniale brevetto?

* ricette pavesini: idea ghiotta. Non cucino, ma mi propongo volentieri come assaggiatrice!

Sorvolo sulle ricerche più porno e feticiste (piedini ciccettini!! ) - non demordete cari curiosi, rimando solo alla prossima puntata. Credo apriro una rubrica a riguardo! - ma mi resta il dubbio dei visitatori che capitano qui dalle lande sperdute della steppa Russa o dall'America. Do you understand me? Vi prego, non ditemi che usate il servizio di gugol transleit, che è pessimo e rovina i miei meravigliosi post pieni di pathos ed intuizioni intelligenti!

lunedì 27 febbraio 2012

La sindrome del lunedì.

Ebbene si, signore e signori, pare che in questo pazzo pazzo mondo le malattie e le patologie più disparate aumentino a dismisura da un giorno all'altro. Infatti, ora lo scazzo dell'inizio settimana, la poca, pochissima voglia di affrontare cinque-giorni-cinque di lavoro prima di un nuovo weekend, la disperazione intrinseca nel sapere di essere dipendenti da uno stipendio e non essere completi padroni della propria vita ha un nome. Vedi titolo.

Ovviamente fioccano fior di consigli di sedicenti esperti e di persone qualunque riguardo ai metodi migliori per combattere questa tediosa sindrome, vediamone insieme alcuni:

* Cerca di completare tutti i lavori al venerdì lasciando poche cose in sospeso, che altrimenti di lunedì dopo due giorni di bagordi c'hai il cervello talmente intorpidito da non ricordarti il tragitto casa-ufficio, figuriamoci tirare le fila di un lavoro abbandonato eoni fa.

* Cercate il lato positivo evitando l'impatto immediato con i colleghi, trasformatevi in ectoplasmi oppure trascorrete il weekend praticando riti woodoo che costringeranno i vostri collaboratori in altri lidi e vi lasceranno completamente vuoto l'open-space.

* Fate un break per il relax mentale. Scegliete una posizione comoda, abbassate le luci e immaginate scenari rilassanti. Tatuatevi sulle palpebre i vostri occhi. Se imparate a non russare sarete a cavallo!

* Tenete una radio in ufficio per risollevarvi nei momenti no. E magari rispondete al telefono cantando. Poi vorreste sprofondare, garantito, ma almeno avete risollevato il lunedì a qualche altro fortunato lavoratore.

* Svegliatevi richiamando alla mente una situazione che vi ha dato piacere, possibilmente evitando pensieri pornografici, che poi lo sguardo sbaccalito e la bava alla bocca potrebbero svelare ai vostri interlocutori la direzione delle immagini mentali e potreste passare per persone poco raccomandabili.

Considerato che il lunedì è traumatico in misura proporzionale al divertimento del weekend, ho un suggerimento spassionato: organizzatevi in modo da passare un fine settimana da incubo, avvelenatevi con molluschi poco freschi o funghi non commestibili, fatevi tamponare l'auto da un tizio senza patente, perdete il cellulare proprio quando aspettate una telefonata importante, finite la benzina in qualche posto dimenticato da dio, incendiate la cucina nuova. Credetemi, tornare in ufficio non sarà mai stato così bello!

PS: le scritte in corsivo sono veri consigli trovati a spasso su internet. Il resto è opera dello spirito cinico che si è impossessato del mio corpo, perchè il mio ego è ovviamente a terra. Causa: vedi titolo.

giovedì 23 febbraio 2012

Dimmi come ti chiami e ti dirò come sei.

Una ricerca dell'università di non.so.più.dove dice che i genitori trovano il nome perfetto per i figli quando sono già grandini, mentre quello dato da neonati non sempre rispecchia le aspettative.

Ora, oltre a chiedermi perchè si facciano queste ricerche del cavolo invece di sfruttare i pochi quattrini disponibili in qualcosa di lievemente più intelligente ed utile, vorrei sapere se ci prendono tutti per scemi. Prima di tutto, perchè ogni nome dovrebbe portare ad immaginare determinate caratteristiche sul portatore?

Conosco diversi Andrea, tanto per usare un nome inflazionato, e sono tutti diversi. Due sono donne, per dire. Se il tratto caratteristico di tutti gli "Andrea" fosse una folta barba, apriti cielo! E poi chi ha stabilito che ci sono nomi da wacca e nomi da duro, nomi sofisticati, biondi, grassi, alti o brufolosi? No, ma che stiamo scherzando?! 

Se vogliamo evitare stereotipi, prese in giro e complessi vari, cari genitori, basta usare il buon senso. Se siete una coppia mediterranea è inutile chiamare vostra figlia Bianca o Chiara. A meno di un miracolo genetico, non avrete un putto con pelle di porcellana e vaporosi capelli così biondi da sembrar bianchi. E se avete un cognome che si presta a giochi di parole, evitate la nascita di ulteriori lampadine e lampadari, remolabarca e guidolavespa, che i vostri figli vi ringrazieranno. Ed evitate anche nomi assurdi per essere originali, che Varenne è un cavallo, Zefiro è un vento, Europa un continente e Roquefort un formaggio. Puzzolente per giunta.

Ho scoperto l'acqua calda. E non mi sono nemmeno fatta pagare. La prossima volta mi presento come  una prestigiosa università di Mondo Disco, magari a raccontar scemenze raccolgo qualche soldino.

mercoledì 22 febbraio 2012

La lobby dei topi.

Ci sono un sacco di leggende metropolitane su come sbarazzarsi dei topi. Colle, trappole, bocconcini che a seconda delle versioni dovrebbero:
a. (versione semplice) avvelenare
b. (versione asmatica) far mancare l'aria allo sfortunato assaggiatore, che si ritrova quindi a correre all'aperto e lì spirare
c. (versione splatter, non leggete se siete deboli di cuore) indurre lo sventurato a bere tanto da scoppiare. Letteralmente.

Ora, io sono fermamente convinta che tutto questo sia stato creato dai roditori per avere cibo gratis a volontà. In cambio, spariscono per un po' dandoci l'illusione di essercene liberati e quando tornano sono così bravi da indurci a credere che si tratti si-cu-ra-mente di un altro ratto.

Che poi, in realtà noi tutti amiamo i topi. In principio era Mickey Mouse. Poi Basil l'investigatopo.  Seguito da Fievel e le sue mille avventure.  E Stuart Little che viene trattato come una persona. Per arrivare a Ratatouille, l'apoteosi dell'assurdo. Un topolino che fa il cuoco.
Un topo.
In cucina.
Siamo onesti. A saperlo nessuno sano di mente andrebbe mai in un ristorante dove sa esserci un ratto tra i fornelli, eppure a guardare il fim facciamo tutti il tifo per lui. Questo sentimento è il nostro requiem ufficiale.

Hanno vinto loro. Lobby dei Topi rules.

PS: sentite condoglianze da Amos Pelicorti che ha consacrato la sua arte alle formiche credendo che un giorno sarebbero state padrone del mondo. Hai toppato, amico.

martedì 21 febbraio 2012

Kindle kindle mon amour

Da quando ho tra le mani questo gioiellino, il mio volume di letture è aumentato. Ed è anche aumentato il numero di contemporaneità delle stesse. Perchè sono così, fammi un po' vedere mi dico. E finisce che mi ritrovo con 7 libri iniziati, tutti non oltre il 20%. Ottimisticamente parlando.

Il vantaggio di essere in una libreria è che ad un certo punto il tempo a disposizione finisce e quando vedi il commesso che batte ritmicamente il piede fissandoti intensamente il messaggio Vattene. Ora. è quanto mai lapalissiamo. Il vantaggio di essere a casa davanti alla montagna di libri ancora intonsi è che se qualcosa ti prende e ti accomodi per proseguire la lettura, cambiare libro diventa impegnativo perchè richiede alzarsi, posare ciò che hai in mano, soppesarne un tot e decidere quale sfogliare. Spesso la pigrizia ha la meglio, si resta dove si è e le letture contemporanee sono limitate.

Il vantaggio del Kindle è che con un tap ti ritrovi davanti all'elenco di libri disponibili. Un altro tap ti proietta nella lettura. Tap, menù. Frush, frush, tap. Scorri l'elenco e scegli. E ad un certo punto scopri con un misto di orrore ed orgoglio che praticamente hai letto almeno una pagina di tutti e 70 i libri.

Si, all'inizio avevo detto 7.
Per depistarmi.

Ma tanto gli zeri non contano, no?!

lunedì 20 febbraio 2012

Che poi, dove sta scritto che non posso solo iniziare?
Sono la maga dell'incipit.
E del post-incipit.
Quel che è certo è che proseguo e porto a termine poche cose. Penso sia colpa della scarsa costanza che mi contraddistingue. I miei genitori sono stati decisamente generosi con i miei fratelli, o forse più che generosi con loro e tirchi con me non sono stati capaci di distribuire equamente il gene della costanza. Quindi posso dire che non è colpa mia, mi disegnano così.

E si, vivo di citazioni. Sentendomi anche un po' cretina, perchè spesso lo sguardo sbaccalito dei miei interlocutori mi fa capire che forse reputare amici personaggi letterari o - meno spesso - cinematografici non è una gran cosa.

E però a me piace, come mi piace incipitare senza excipitare.