lunedì 30 luglio 2012

Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio - A. Lakhous

Mhm.

Il titolo di questo romanzo è geniale e anche l'idea non è male.

Però.
Però.
Però.

I personaggi sono tutte macchiette - e va bene, magari l'effetto è voluto - ma questa divisione netta tra italiani ignoranti, zotici, intolleranti e razzisti e gli immigrati "buoni" è davvero da prima elementare. Tante parole a vuoto, non si sottolineano le sfumature. Ma perchè, mi chiedo? Sarebbe stato tutto molto più interessante.

Bellissima l'impostazione polifonica, ogni capitolo raccontato in prima persona dai condomini del palazzo. Peccato traspaia sotto la superficie di ognuno l'essenza della stessa persona. E se qualcuno mi spiegasse gli intermezzi "ululanti" di Amedeo mi farebbe un gran piacere.

Infine non capisco il perchè dell'etichetta "noir". Si, c'è un morto. E si, c'è un colpevole. Ma non sono elementi sufficienti per giustificare tale genere.

Non mi sento di bocciarlo in toto ma neanche di assurgerlo a libro dell'anno.

Mhm.

venerdì 27 luglio 2012

Niente - J. Teller

E' pericoloso leggere libri che ne evocano altri. E' ancora più pericoloso leggere libri che evocano contemporaneamente più libri che ami. Infatti ancora non mi è chiaro se questo libro mi sia effettivamente piaciuto o meno.

Il richiamo al Barone Rampante di Calvino è forte già dalla copertina. Quello al Signore delle Mosche di Golding dalla trama: un ragazzino sale su un albero convinto di aver capito che nella vita nulla ha senso; i compagni di classe decidono di raccogliere ciò che più ha importanza nelle loro vite per mostrare al ribelle Il Significato.

La trama è tutta qui. Sembrerebbe nulla di inquetante se non fosse che - come spesso accade - le cose lasciate in mano ai ragazzini tendono a muoversi in una spirale spaventosamente crudele. Invece di "mostrare" ognuno in realtà perde qualcosa; inizialmente si tratta di cose semplici, come la bicicletta giallo fluo o i sandali con il tacco tanto desiderati, ma presto si perde la fede, la propria identità, la verginità, il talento. Qualcuno perde anche la vita.

Non è un libro banale, non è un libro con il lieto fine, non è tante cose. Forse è semplicemente un libro cui dare un'opportunità.

mercoledì 25 luglio 2012

Il freddo modifica la traiettoria dei pesci - P. Szalowski

E' una mattina qualunque in un quartiere residenziale di Montreal. Julie, ballerina in un night, saluta l'ennesimo amore durato una sola notte. Il giovane Alex, dai gradini della casa di fronte, la spia con il cuore e gli ormoni in tumulto. Boris, ricercatore russo, solo nel suo studio come ogni giorno, traduce in astrusi diagrammi le traiettorie tracciate dai pesci che nuotano nel suo acquario. Michel e Simun, innamorati da più di dieci anni, non hanno ancora trovato il coraggio di smettere di nascondersi. Un ex poliziotto e la moglie annunciano al figlio undicenne la decisione di separarsi. Ma una implacabile tempesta di ghiaccio si abbatte sulla città. E in soli tre giorni, tutto cambia.

Se dalla trama vi sembra un libro terribilmente prevedibile e buonista, non state sbagliando. A Montréal, tre giorni di maltempo raddrizzeranno le sorti di nove persone: la bella Julie che apre la porta in vestaglia, l'ossessionato immigrato cervellone russo, la coppia omosessuale che non osa fare outing, il teppistello del quartiere con padre fallito, la famiglia della mulino bianco madre-padre-figlio che si disgrega con la separazione dei genitori.

Ovvio che il mio personaggio preferito è il nerd Boris e ovvio il mio odio verso i tempi verbali ogni tanto al presente ogni tanto all'imperfetto (effetto non voluto, secondo me. O quanto meno non sempre). Ma promuovo la lettura: c'è lieto fine per tutti come piovesse...eogni tanto è bello pensare che qualunque cosa possa aggiustarsi.

E se ogni tanto
ci concediamo un attimo di tregua
e ci annulliamo
all'ombra delle favole,
che male c'è?[cit.]

venerdì 20 luglio 2012

Una sposa conveniente - E. Chabrol

Al termine del primo capitolo volevo solo chiudere questo libro e buttarlo via, pronta ad insultare chi me lo aveva così caldamente consigliat.

Al termine del secondo capitolo ero incuriosita, gli eventi avevano preso una piega interessante a dispetto della lentezza iniziale.

Al termine del terzo ero innamorata di Pouligeac, quel paesino cevennate di 9 anime ultrasettantenni, una ultracentenaria ed un "giovanotto" di soli quarantasette anni, punto di riferimento e tuttofare di questa piccola comunità.

E' proprio a causa di questo giovanotto e della sua decisione di lasciare finalmente il paesello per trovare una donna con cui formare famiglia che gli abitanti sotterrano vecchi rancori e si coalizzano per "far venire la montagna da Maometto". Un futuro senza Pierrot è infatti impensabile: è l'unico ad avere l'auto, l'unico a poter fare la spesa, a distribuire la posta e a fare lavoretti per tutti. Ecco quindi che queste cariatidi, capitanate da un professore in pensione, si lanciano nel futuro per cercare la sposa adatta: dove? Ma su Internet, ovviamente!

Le risate sono assicurate grazie ai siparietti che vedranno protagonisti tutti gli abitanti del villaggio, ognuno con il suo soprannome, ognuno con le sue caratteristiche peculiari. Assolutamente da leggere. La "terza età", se è davvero così, non è niente male!

martedì 17 luglio 2012

A neve ferma - S. Bertola

Ancora chick lit. A differenza dello scorso libro commentato (molto chick e poco lit) ci troviamo ora con un ribaltamento di fronti. La Bertola è surreale, sfrontata, divertente. I personaggi sono macchiette, le situazioni sono sopra le righe: chiaramente tutto è voluto. Il lieto fine è telefonato, ma non per questo stucchevole. In più, siamo a Torino. Cosa posso volere di più?

Emma Trisciuoglio, aiutante pasticciera laureata in Stele di Rosetta, perde l'amore tre giorni dopo averlo trovato. La signora Elena, invece, l'amore lo insegue invano da trent'anni, e comincia ad avere un po' di fiatone. Per fortuna c'è Camelia, che si innamora senza difficoltà di chiunque incroci la sua strada. Il problema di Camelia, casomai, è il quaderno di ricette che le ha lasciato in eredità suo nonno, scritto in un codice misterioso. Peccato, perché forse, se riuscisse a decifrarlo, potrebbe vincere il concorso ‘Una stella Per Natale’. Lei, però, preferirebbe non partecipare neanche. Emma, invece, parteciperebbe volentieri, anche se Andrea non la ama più. Bianca è l'unica a cui il concorso non interessa, è troppo impegnata nella sua battaglia contro un giovane dottore ripetutamente ladro. Aggiungete un'attrice francese, un apprendista coi piercing e gli imponderabili effetti di un film dei fratelli Wachowski, e preparatevi a qualche ora di intenso divertimento, tra amori al cioccolato e sfide all’ultimo, dolcissimo assaggio.

Mai sinossi fu più vera! Tra i mille personaggi è Bianca la mia preferita, alla perenne ricerca della sua strada - che cambia direzione ogni 24 ore circa:
"Sei fidanzata?"
"No"
"Quasi?"
"Neanche. Mi piace uno, ma è un amore impossibile"
"uff...l'uomo sposato".
"No... è il protagonista di un libro che vorrei scrivere".
"Ma esiste?"
"Finchè non scrivo il libro no."
 
Si può non amare una squinternata di questo tipo?

Mi piaci da morire - F. Bosco

In un attacco di masochismo (l'ennesimo, immagino sia colpa del caldo che da' alla testa) ho dato un'opportunità a questo libro che si odorava di sòla a km di distanza. Sono stata graziata dall'esiguità delle pagine e dallo spessore socio-culturale rasente lo zero e che - quindi - trasforma questo libro in prodotto leggibile anche da coloro che hanno un QI da prefisso telefonico. Internazionale, intendo.

Monica, una trentunenne italiana alla ricerca di se stessa e che vuole coronare il sogno di scrivere un libro, va a vivere a New York convinta che sarà come vivere Friends; d'altronde "anche il nome lo ricorda". E' chiaro che ci si rende immediatamente conto di essere di fronte ad una cerebralmente compromessa: lo spegnimento del cervello è d'obbligo se non si vuole chiudere il libro e cestinarlo seduta stante.

Ovviamente i coinquilini della nostra saranno un gay con la fissa del volontariato ed una caraibica sciamana chiaroveggente. I suoi datori di lavoro due zitelle inacidite e l'amore l'editore tormentato incontrato nel negozio in cui lavora. Entusiasmante, vero?

Ma la chicca, la vera chicca è lo stile narrativo. Vogliamo parlarne? Vogliamo davvero parlarne? Profondo quanto una pozzanghera, dizionario ristretto, qua e là un'uscita da finta intellettuale. Tutto questo non è sufficiente per la creazione di un libro; questo infatti non è altro che un'accozzaglia di accadimenti senza soluzione di continuità, con personaggi poco strutturati e monodimensionali.

Mi viene da chiedere, cara Bosco: te lo pubblicano o te lo paghi tu?

PS: ho appena scoperto l'esistenza di un seguito. Al peggio non c'è fine.

giovedì 12 luglio 2012

Il sapore dei semi di mela - K. Hagena

Bootshaven, lontano nord della Germania. L'odore di mele è intenso e pungente e avvolge la vecchia casa e il giardino. Basta quel profumo e Iris, bibliotecaria di Friburgo, di colpo torna bambina. Sono passati anni, ma tutto è rimasto come allora: un giardino quasi incantato, dominato dal vecchio albero di melo, sotto i cui rami le donne della famiglia Lünschen hanno trovato l'amore, l'amicizia, ma anche la morte. Come Rosmarie, l'amata cugina di Iris, morta ad appena quindici anni. Una fine misteriosa, cui nessuno ha mai saputo dare una spiegazione. Ma adesso è venuto il momento di occuparsi della casa. Per farlo deve imparare a conoscere veramente le donne della sua famiglia e i segreti che custodiscono. Come Inga, venuta al mondo mentre il melo era colpito da un fulmine, che trasmette scosse elettriche ogni volta che tocca qualcuno; o Harriet, convinta che i torsoli di mela sappiano di marzapane; o Mira, l'amica di giochi di Rosmarie, che ora ha assunto in tutto e per tutto le sembianze della cugina. Stanza dopo stanza, le domande si rincorrono l'una dopo l'altra: che cosa aveva fatto veramente il nonno di Iris prima di andare in guerra? Che cosa voleva dire Rosmarie a Iris quella notte lontana, prima di arrampicarsi sul tetto del giardino d'inverno? Che rapporto c'era tra Mira e Rosmarie? C'è solo un modo per dimenticare. Ed è ricordare.

Duecentocinque pagine di libro per non avere neanche una risposta alle domande poste dalla trama. Trama che - per altro - è davvero stuzzicante ed insieme al titolo cattura certamente l'attenzione. Peccato però che in realtà ci si trovi poi davanti ad un harmony annacqato, inconcludente, inutile, evanescente.

I piani temporali si sovrappongono, non si ha alcun tipo di risoluzione esclusa una storia d'amore patetica e scialba che è telefonata praticamente dalla prima pagina. Decisamente poco sfruttata l'originalità della trama.

Che noia che barba, che barba che noia. 

martedì 10 luglio 2012

L'allieva - A. Gazzola

Vi prego, vi prego, vi prego, Egregi Compilatori delle Fascette da apporre ai libri, smettetela di fare operazioni di marketing millantatrici che alzano le aspettative del lettore medio facendole tendere ad infinito quando in realtà il livello del romanzo è meno che mediocre, che gli allocchi come me ci cascano e rimangono inevitabilmente delusi e poi gli autori guardano le vendite e si credono Dei dell'Olimpo di Carta e ci propinano seguiti a non finire.

Vi prego, vi prego, vi prego, care Case Editrici, prima di pubblicare un romanzo assicuratevi che l'autore sia in possesso di una copia del dizionario dei sinonimi e dei contrari (possibilmente sgualcita, che almeno l'usura ne indica l'uso più o meno assiduo) che non se ne può più dello stesso aggettivo utilizzato per eventi, cose, persone, occhi, sguardi e situazioni. Nella fattispecie, sono tutti - tutti! - conturbanti.

Vi prego, vi prego, vi prego, cari Autori che vi buttate in pasto ai pescecani ed ai recensori della domenica, cercate di essere originali, evitate i clichès e ricordatevi che "il troppo stroppia". Nello specifico, smettiamola con la sfigatella maldestra (che non se la fila nessuno tranne il figlio del capo stronzo che ovviamente è un figaccione all'ennesima potenza) bistrattata dai superiori ma che ovviamente ha l'intuizione giusta su un caso di omicidio che le sta a cuore perchè la vittima è una sua conoscenza (l'ha incontrata nel camerino di un negozio, vogliamo mettere?!). Se poi voleste essere così gentili da evitare spiegazioni tecniche di medicina legale (appropriatissime) alternate a dialoghi di gran spessore farciti di imprecazioni e parolacce (molto meno appropriate), paragoni dal discutibile spessore e citazioni di grandi marche ogni tre parole, allora saremmo davvero a cavallo.

Ecco servito quindi il libro in questione. Se riuscite a sorvolare su quanto sopra esposto, allora non sarà così terrificante e riderete di gusto. Forse non per le cose che vorrebbe la Gazzola, ma tant'è...

lunedì 9 luglio 2012

Una casa di petali rossi - K. Nair

Non so dire esattamente cosa mi abbia affascinata di questo libro. La storia di per se è di quelle già sentite: storie di donne, di segreti e di passato. Storie nelle quali gli uomini sono meteore, comparse.

Forse è la magia dell'India ad avermi attirato, bocconi di una cultura così diversa e così affascinante, colorata e triste allo stesso tempo, speziata, solitaria, luminosa e caotica.

Semplicemente da leggere. Magari all'ombra di un albero ashoka.

Promessi Vampiri - B. Fantaskey

Perchè, mi chiedo, perchè continuo ad impelagarmi in queste pappette da adolescenti lobotomizzati? Masochismo? Conoscete un buon analista o qualche gruppo di sostegno?

Ciao, sono Ponga e non riesco ad evitare di leggere libri che puzzano di "moccità" da lontano un miglio.

Non ho nemmeno le parole per commentare il grado di ridicolo raggiunto ed ampiamente superato da questo aborto della carta stampata. Dico solo questo: è stata concepita l'esistenza di una guida per vampiri adolescenti.

Una guida.

Per adolescenti.

Vampiri.

Urgh.