mercoledì 29 febbraio 2012

Statistiche

C'è questa questione delle statistiche che mi intriga un sacco. A dimostrazione di essere tutti legati e tutti controllati da tutti. Ognuno si fa i fatti altrui, cosa che se ti metti a scrivere un blog è ovvia, che se ti da fastidio che si ficcanasi nei tuoi scritti puoi evitare di farlo. Ma sto divagando.

Quello che volevo dire è che è divertentissimo scoprire come ha fatto la gente ad approdare tra le tue pagine. Soprattutto perchè i collegamenti logici sono pochi, alcuni sono veri e propri voli pindarici! E con il rischio di attirarmi orde di maniaci, feticisti, promessi sposi e di ghiottoni, elenco le parole chiave più divertenti che hanno fatto approdare qui visitatori ignari del contenuto di queste pagine.

* wedding planning: in barba al meeeeeeeeeeeeraviglioso programma su Real Time, è evidente che qui si trovano idee originali sui vostri matrimoni. E' chiaro che gli spunti per i centrotavola in tulle, l'abbigliamento dei camerieri, i tableaux et cetera quell'Enzo li estrapoli da qui. Probabilmente tra le righe. E a mia insaputa.

* collant depilanti: questo ha suscitato in me una certa qual curiosità. Prima che anche voi partiate a cercare informazioni su queste calze miracolose tramite il nostro amico gugol, vi dico io che non si approda a molto. Anzi, a niente proprio. Tale accessorio miracoloso non è ancora stato inventato. Che sia il caso di prepararsi a depositare un così geniale brevetto?

* ricette pavesini: idea ghiotta. Non cucino, ma mi propongo volentieri come assaggiatrice!

Sorvolo sulle ricerche più porno e feticiste (piedini ciccettini!! ) - non demordete cari curiosi, rimando solo alla prossima puntata. Credo apriro una rubrica a riguardo! - ma mi resta il dubbio dei visitatori che capitano qui dalle lande sperdute della steppa Russa o dall'America. Do you understand me? Vi prego, non ditemi che usate il servizio di gugol transleit, che è pessimo e rovina i miei meravigliosi post pieni di pathos ed intuizioni intelligenti!

lunedì 27 febbraio 2012

La sindrome del lunedì.

Ebbene si, signore e signori, pare che in questo pazzo pazzo mondo le malattie e le patologie più disparate aumentino a dismisura da un giorno all'altro. Infatti, ora lo scazzo dell'inizio settimana, la poca, pochissima voglia di affrontare cinque-giorni-cinque di lavoro prima di un nuovo weekend, la disperazione intrinseca nel sapere di essere dipendenti da uno stipendio e non essere completi padroni della propria vita ha un nome. Vedi titolo.

Ovviamente fioccano fior di consigli di sedicenti esperti e di persone qualunque riguardo ai metodi migliori per combattere questa tediosa sindrome, vediamone insieme alcuni:

* Cerca di completare tutti i lavori al venerdì lasciando poche cose in sospeso, che altrimenti di lunedì dopo due giorni di bagordi c'hai il cervello talmente intorpidito da non ricordarti il tragitto casa-ufficio, figuriamoci tirare le fila di un lavoro abbandonato eoni fa.

* Cercate il lato positivo evitando l'impatto immediato con i colleghi, trasformatevi in ectoplasmi oppure trascorrete il weekend praticando riti woodoo che costringeranno i vostri collaboratori in altri lidi e vi lasceranno completamente vuoto l'open-space.

* Fate un break per il relax mentale. Scegliete una posizione comoda, abbassate le luci e immaginate scenari rilassanti. Tatuatevi sulle palpebre i vostri occhi. Se imparate a non russare sarete a cavallo!

* Tenete una radio in ufficio per risollevarvi nei momenti no. E magari rispondete al telefono cantando. Poi vorreste sprofondare, garantito, ma almeno avete risollevato il lunedì a qualche altro fortunato lavoratore.

* Svegliatevi richiamando alla mente una situazione che vi ha dato piacere, possibilmente evitando pensieri pornografici, che poi lo sguardo sbaccalito e la bava alla bocca potrebbero svelare ai vostri interlocutori la direzione delle immagini mentali e potreste passare per persone poco raccomandabili.

Considerato che il lunedì è traumatico in misura proporzionale al divertimento del weekend, ho un suggerimento spassionato: organizzatevi in modo da passare un fine settimana da incubo, avvelenatevi con molluschi poco freschi o funghi non commestibili, fatevi tamponare l'auto da un tizio senza patente, perdete il cellulare proprio quando aspettate una telefonata importante, finite la benzina in qualche posto dimenticato da dio, incendiate la cucina nuova. Credetemi, tornare in ufficio non sarà mai stato così bello!

PS: le scritte in corsivo sono veri consigli trovati a spasso su internet. Il resto è opera dello spirito cinico che si è impossessato del mio corpo, perchè il mio ego è ovviamente a terra. Causa: vedi titolo.

giovedì 23 febbraio 2012

Dimmi come ti chiami e ti dirò come sei.

Una ricerca dell'università di non.so.più.dove dice che i genitori trovano il nome perfetto per i figli quando sono già grandini, mentre quello dato da neonati non sempre rispecchia le aspettative.

Ora, oltre a chiedermi perchè si facciano queste ricerche del cavolo invece di sfruttare i pochi quattrini disponibili in qualcosa di lievemente più intelligente ed utile, vorrei sapere se ci prendono tutti per scemi. Prima di tutto, perchè ogni nome dovrebbe portare ad immaginare determinate caratteristiche sul portatore?

Conosco diversi Andrea, tanto per usare un nome inflazionato, e sono tutti diversi. Due sono donne, per dire. Se il tratto caratteristico di tutti gli "Andrea" fosse una folta barba, apriti cielo! E poi chi ha stabilito che ci sono nomi da wacca e nomi da duro, nomi sofisticati, biondi, grassi, alti o brufolosi? No, ma che stiamo scherzando?! 

Se vogliamo evitare stereotipi, prese in giro e complessi vari, cari genitori, basta usare il buon senso. Se siete una coppia mediterranea è inutile chiamare vostra figlia Bianca o Chiara. A meno di un miracolo genetico, non avrete un putto con pelle di porcellana e vaporosi capelli così biondi da sembrar bianchi. E se avete un cognome che si presta a giochi di parole, evitate la nascita di ulteriori lampadine e lampadari, remolabarca e guidolavespa, che i vostri figli vi ringrazieranno. Ed evitate anche nomi assurdi per essere originali, che Varenne è un cavallo, Zefiro è un vento, Europa un continente e Roquefort un formaggio. Puzzolente per giunta.

Ho scoperto l'acqua calda. E non mi sono nemmeno fatta pagare. La prossima volta mi presento come  una prestigiosa università di Mondo Disco, magari a raccontar scemenze raccolgo qualche soldino.

mercoledì 22 febbraio 2012

La lobby dei topi.

Ci sono un sacco di leggende metropolitane su come sbarazzarsi dei topi. Colle, trappole, bocconcini che a seconda delle versioni dovrebbero:
a. (versione semplice) avvelenare
b. (versione asmatica) far mancare l'aria allo sfortunato assaggiatore, che si ritrova quindi a correre all'aperto e lì spirare
c. (versione splatter, non leggete se siete deboli di cuore) indurre lo sventurato a bere tanto da scoppiare. Letteralmente.

Ora, io sono fermamente convinta che tutto questo sia stato creato dai roditori per avere cibo gratis a volontà. In cambio, spariscono per un po' dandoci l'illusione di essercene liberati e quando tornano sono così bravi da indurci a credere che si tratti si-cu-ra-mente di un altro ratto.

Che poi, in realtà noi tutti amiamo i topi. In principio era Mickey Mouse. Poi Basil l'investigatopo.  Seguito da Fievel e le sue mille avventure.  E Stuart Little che viene trattato come una persona. Per arrivare a Ratatouille, l'apoteosi dell'assurdo. Un topolino che fa il cuoco.
Un topo.
In cucina.
Siamo onesti. A saperlo nessuno sano di mente andrebbe mai in un ristorante dove sa esserci un ratto tra i fornelli, eppure a guardare il fim facciamo tutti il tifo per lui. Questo sentimento è il nostro requiem ufficiale.

Hanno vinto loro. Lobby dei Topi rules.

PS: sentite condoglianze da Amos Pelicorti che ha consacrato la sua arte alle formiche credendo che un giorno sarebbero state padrone del mondo. Hai toppato, amico.

martedì 21 febbraio 2012

Kindle kindle mon amour

Da quando ho tra le mani questo gioiellino, il mio volume di letture è aumentato. Ed è anche aumentato il numero di contemporaneità delle stesse. Perchè sono così, fammi un po' vedere mi dico. E finisce che mi ritrovo con 7 libri iniziati, tutti non oltre il 20%. Ottimisticamente parlando.

Il vantaggio di essere in una libreria è che ad un certo punto il tempo a disposizione finisce e quando vedi il commesso che batte ritmicamente il piede fissandoti intensamente il messaggio Vattene. Ora. è quanto mai lapalissiamo. Il vantaggio di essere a casa davanti alla montagna di libri ancora intonsi è che se qualcosa ti prende e ti accomodi per proseguire la lettura, cambiare libro diventa impegnativo perchè richiede alzarsi, posare ciò che hai in mano, soppesarne un tot e decidere quale sfogliare. Spesso la pigrizia ha la meglio, si resta dove si è e le letture contemporanee sono limitate.

Il vantaggio del Kindle è che con un tap ti ritrovi davanti all'elenco di libri disponibili. Un altro tap ti proietta nella lettura. Tap, menù. Frush, frush, tap. Scorri l'elenco e scegli. E ad un certo punto scopri con un misto di orrore ed orgoglio che praticamente hai letto almeno una pagina di tutti e 70 i libri.

Si, all'inizio avevo detto 7.
Per depistarmi.

Ma tanto gli zeri non contano, no?!

lunedì 20 febbraio 2012

Che poi, dove sta scritto che non posso solo iniziare?
Sono la maga dell'incipit.
E del post-incipit.
Quel che è certo è che proseguo e porto a termine poche cose. Penso sia colpa della scarsa costanza che mi contraddistingue. I miei genitori sono stati decisamente generosi con i miei fratelli, o forse più che generosi con loro e tirchi con me non sono stati capaci di distribuire equamente il gene della costanza. Quindi posso dire che non è colpa mia, mi disegnano così.

E si, vivo di citazioni. Sentendomi anche un po' cretina, perchè spesso lo sguardo sbaccalito dei miei interlocutori mi fa capire che forse reputare amici personaggi letterari o - meno spesso - cinematografici non è una gran cosa.

E però a me piace, come mi piace incipitare senza excipitare.