giovedì 7 giugno 2012

Gli occhi gialli dei coccodrilli - K. Pancol

Parigi. Francia.

Già qui avrei dovuto pormi qualche domanda, con gli scrittori francesi vado d'accordo solo fino ad un certo punto: perchè impelagarmi nella lettura di un libro con tanto di seguito e seguito del seguito? Perchè sono un po' pirla, dico io, e perchè nella trama si capisce che nelle vicende è coinvolto anche un libro, un romanzo storico ad essere precisi, e io a questo tipo di richiamo non so resistere.

Pirla doppia, allora. Perchè tra queste pagine ho solo incontrato personaggi insulsi, monodimensionali e stereotipati: ricchi e cattivi, ma così cattivi che neanche un barracuda e talmente stronzi e senza una minima parvenza di coscienza da risultare odiosi. Oppure buoni, anzi, più che buoni fessi. Ma così fessi ed ingenui ed inetti da accettare supinamente tutto quello che succede. Spina dorsale: non pervenuta.

Tanto poi, come nelle migliori storie, i cattivi saranno puniti ed i fessi premiati. Va là, l'avreste mai datto?!

Oltre ai personaggi, assolutamente (non) degni di nota i colpi di scena: quanto è normale che la vicina di casa sia la figlia illegittima della Regina d'Inghilterra? E che la tua figliola snob e maleducata (che se un'eventuale figlia mi si rivolge così la strangolo, altro che subire la maleducazione e dire anche "povero tesoro mio) se la intenda con nientepopodimeno chè Mick Jagger? Dai, quella si merita si e no Justin Biberon Bieber!

Altra cosa: la traduzione. Pietosa. Ma come fai a tradurre letteralmente modi di dire e giochi di parole? Insomma, non ci siamo. Non ci siamo proprio!

La Pancol una cosa ha fatto di buono: il titolo. Per quanto mi riguarda, poteva fermarsi lì.

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